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La guerra civile

I primi volontari si presentano per arruolarsi nell'Armata rossa La guerra civile ebbe inizio nell'estate 1918 e si svolse, con alterne vicende e momenti critici per entrambe le parti, in diversi territori, su un fronte di ottomila chilometri.
Fin dagli ultimi mesi del 1917, i generali Kornilov, Denikin e Kolciak avevano iniziato a radunare eserciti di volontari per stringere d'assedio Mosca e Pietrogrado e costringere Lenin alla capitolazione e nel sud della Russia si erano insediati governi antibolscevichi, favoriti dalla presenza di truppe occidentali, che avevano occupato militarmente Vladivostok, Arcangelo, Murmansk ed altre località, per sventare la minaccia che il bolscevismo si diffondesse in Europa.
Nel maggio 1918, i territori tra il Mar Nero ed il Caspio, si divisero in tre repubbliche indipendenti: la Georgia, l'Armenia e Azerbajdzan in lotta tra loro e costrette ad affrontare contemporaneamente i turchi, i bolscevichi e gli antibolscevichi.
Il maggior apporto alla lotta antibolscevica fu dato, in quella prima fase della guerra civile, dagli inglesi, che avevano nel ministro della guerra, Winstor Churchill, un convinto sostenitore dell'intervento, ed in misura minore dai francesi, dai giapponesi, dagli italiani e dagli americani.
Uomini e donne, per lo più giovanissimi, impegnati contro le forze bianche del generale Denikin Il generale Denikin riuscì a penetrare in Ucraina e ed a marciare su Tula, l'ultimo importante avamposto bolscevico sulla strada di Mosca ed un altro generale, Judenic, attraversò con le sue truppe l' Estonia giungendo a meno di cento chilometri da Pietrogrado.
L'intervento delle legioni cecoslovacche, costituite in gran parte da ex prigionieri e disertori dell'esercito austro-ungarico, prontamente utilizzate dagli Alleati per creare in Siberia un fronte antitedesco ed antibolscevico, contribuì a provocare il rovesciamento del regime sovietico in Siberia, sul medio Volga e nelle regioni degli Urali. Nel settembre 1918 i rappresentanti dei governi antisovietici della Siberia e nella Russia orientale si incontrarono in una Conferenza di Stato e crearono un Direttorio di cinque persone in rappresentanza dei regimi democratici antibolscevichi. Ammiraglio Alessandro Kolciak In novembre, in seguito ad un colpo di stato militare ed all'arresto dei membri socialrivoluzionari del Direttorio, l'ammiraglio Alessandro Kolciak, noto per essersi rifiutato, quale comandante della Flotta del Mar Nero, di sottomettersi al Governo sovietico, investito di poteri dittatoriali, assunse il comando delle forze bianche in Siberia e nella Russia europea con il titolo di Supremo Reggitore.La Crimea proclamò la propria indipendenza.
Il governo bolscevico, alle prese con le agitazioni dei contadini e la carestia, sembrava stretto in una morsa implacabile e la sua sorte pareva segnata.
Ma i bianchi commisero dei gravissimi errori, adottando metodi terroristici non meno violenti di quelli bolscevichi. Invece di ottenere il favore delle popolazioni scatenarono, specie in Ucraina, furiose rappresaglie contro i lavoratori sospettati di simpatie bolsceviche ed i contadini, pur osteggiando il potere bolscevico, Soldati dell'Armata rossa, prigionieri dei volontari di Kolciak, vengono condotti alla fucilazione iniziarono a sospettare che i bianchi volessero restaurare il passato regime e favorire il ritorno nelle campagne dei latifondisti “arcisfruttatori” come venivano definiti in quegli anni.
Inoltre i generali “bianchi” rifiutarono di riconoscere i movimenti indipendentisti sorti dopo la caduta del regime zarista conquistandosi altri nemici.
La presenza di forze straniere permise poi ai bolscevichi di risvegliare l'innato patriottismo russo e, presentando i bianchi come agenti degli occidentali, di diffondere l'idea che l'Armata rossa, vincendo la guerra civile avrebbe non solo liberato il suolo russo dallo straniero, ma umiliato anche la prepotenza delle potenze capitaliste.
Dopo la capitolazione della Germania e la ricusazione del trattato di Brest-Litovsk del novembre 1918, fattori politici e geografici, sommati alla riorganizzazione dell'esercito bolscevico sotto l'abile guida di Trotskij, all'opera incessante di propaganda degli attivisti bolscevichi tra le file avversarie e tra le masse operaie e contadine, fecero si che la superiorità militare sui bianchi divenisse, tra il 1919 ed il 1920, una realtà.
Sulla porta inchiodata del Komsomol di Mosca la scritta : Il comitato regionale è chiuso, tutti sono partiti per il fronte In seno alle truppe controrivoluzionarie, iniziarono a moltiplicarsi i casi di defezione di interi reparti che non esitavano a passare nelle file nemiche specialmente dopo che l' Armata rossa iniziò a riportare i primi successi.
Nell'autunno 1919 i soldati sovietici riconquistarono gli Urali e nel marzo 1920, dopo il ritiro delle truppe inglesi dai territori del Mar Nero ed il Caspio, sconfissero le forze bianche di Denikin, che dovettero ripiegare verso la Turchia.
Anche il Governo bianco di Kolciak in Ucraina ed in Siberia ebbe vita breve, scosso dalle rivolte contadine. Kolciak , abbandonato dalle potenze occidentali, fu consegnato dai cecoslovacchi, che pure in precedenza lo avevano aiutato e protetto, al comitato rivoluzionario di Irkutsk, che lo fece fucilare il 7 febbraio 1920.
Il 28 aprile l'Armata rossa occupò Baku e l'Azerbajdzan venne sovietizzato.
Il maresciallo Josef Pilsudski Ma il Governo di Lenin si trovò ad affrontare un'altra grave crisi con la Polonia che aveva acquisito, con il Trattato di Versailles, la Galizia orientale (conquista di Leopoli), il territorio di Posen, il cosiddetto “Corridoio polacco”, che comprendeva buona parte della Prussia occidentale e parte della zona industriale di Teschen.
Dopo che, nel novembre 1918, aveva cessato di esistere il “Consiglio di Reggenza” del Regno di Polonia, istituito due anni prima dagli Imperi Centrali, il leader socialista Josef Pilsudski, divenuto capo provvisorio dello Stato polacco tentò di costituire una Federazione lituano-ruteno-ucraina sotto la tutela polacca, piano osteggiato dai democratico-nazionali che aspiravano ai confini del 1772. Ciò provocò il conflitto russo-polacco che si protrasse dall'aprile all'ottobre 1920.
Dopo essersi alleato con il governo anticomunista ucraino di Petljura, Pilsudski marciò su Kiev. La successiva offensiva dell'Armata rossa del generale Tukhacevskij si spinse fin quasi alle porte di Varsavia ma l'attacco si infranse contro Il barone Pietro Wrangel l'accanita resistenza delle truppe polacche che contrattaccarono e respinsero i russi sino quasi a Minsk. I polacchi definirono l'azione "un miracolo sulla Vistola".
La successiva tregua con la Polonia (12 ottobre) permise ai sovietici di trasferire le forze nel fronte occidentale a sud. I rinforzi consentirono all'Armata rossa di bloccare l'offensiva dei bianchi del Barone Pietro Wrangel, che aveva sostituito il generale Denikin, composto dall'Armata dei volontari e da contingenti di Cosacchi del Don e del Kuban. Wrangel fu sconfitto in Crimea ed i resti delle truppe bianche ricacciate verso la Turchia.
La guerra civile si concluse di fatto nel novembre 1920, quando Mosca festeggiò la vittoria su tutti i generali della Guardia Bianca.
Il 18 marzo 1921 i sovietici firmarono con il Governo polacco, la “Pace di Riga”, in forza del quale la Polonia rientrò in possesso dei suoi antichi territori comprendenti parte dell'Ucraina e della Bielorussia.
L'insuccesso delle forze controrivoluzionarie fu causato dall'incapacità di comprendere le aspirazioni sociali del proletariato e la sua necessità di liquidare le vecchie istituzioni feudali. Mentre le Armate Bianche si ostinavano a voler ristabilire la grande proprietà terriera, senza provare direttamente alcun entusiasmo per questa causa, i soldati dell'Armata rossa, di origine proletaria, si battevano contro l'indigenza del ceto rurale e medio contadino, di cui essi stessi facevano parte.

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